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sabato 18 maggio 2013

Come vedo la scuola


Come vedo la scuola  a cura di Rita Fabozzi  e Capodiferro Natale

Viene voglia di citare una frase di Jacques Maritain in Education and the Humanities(Toronto, 1952) al fine di promuovere un dibattito che dia lo spunto per una visione vera della scuola, che oggi ha perso i suoi connotati originari:
"La vera educazione liberale non considera gli studenti come futuri professori e specialisti, nè come 'gentleman' o membri di una classe privilegiata, ma come futuri cittadini che devono comportarsi come uomini liberi, capaci di esprimere giudizi validi e indipendenti, e capaci di godere la comune eredità di sapere e bellezza"
 La Scuola deve saper formare prima di tutto i cittadini come uomini liberi, deve essere sicuramente pubblica e istituzionale e, soprattutto, non deve creare fragilità facendo spendere, con consapevolezza sicura, le competenze e i saperi acquisiti. A fronte di ciò vengono dibattuti frequentemente, nel mondo politico e culturale ed economico temi quali:
1. La scuola come LAVORO SOCIALE e BENE COMUNE;
2. La scuola come luogo del  PENSIERO DIVERGENTE;
3. A scuola con il COLLABORATIVE LEARNING(apprendimento collaborativo);
4. La ripresa economica solo dalla RIPRESA DELLA CULTURA.
Se da un lato si considera la cultura, l’istruzione e la formazione dei giovani, quali imprescindibili ed amovibili sostegni della vita del paese non è tralaltro giusto, poi, discriminarli, condannandoli a "sola spesa da tagliare", in quanto la crescita economica prescinde da quella culturale e questa come requisito della scuola è lo strumento essenziale per la crescita etica e morale dell’ individuo e della collettività nella società.
E sarebbe quantomeno principale che come bene comune della collettività fungesse da spartitraffico tra la pubertà, infinito gioco delle parti in gioco-mentali e fisiche, e la maturità, che purtroppo oggi tendiamo ad identificare solo nell'aspetto di modifica del comportamento e dell'intelletto, intesa come potenziale effettivo intellettivo-fisico, che nel suo dinamismo di "crescita", porti ad una maggiore articolazione e flessibilità del pensiero. La scuola intesa come lavoro sociale è pertanto l'estensione del bene comune acquisito a favore della collettività. E' allora il pensiero divergente che ci animerà nella ricerca estrema del "diverso", dell' "altrui dimensione, posizione e visione", verso il raggiungimento dell'obiettivo di inquadrare "le problematiche" da vari punti di vista. Saranno poi questi che, quasi in una analisi dei costi e benefici, riveleranno la via da percorrere per arrivare all'arricchimento personale che non passerà più per quella "macchina infernale seriale" che oggi è la scuola, ma nella continua ed estenuata ricerca della migliore soluzione. Scuola come riflessione e rivalutazione dei dati, scuola come operativizzazione dei contenuti acquisiti mnemonicamente, scuola non  staccata dal territorio. L'apprendimento collaborativo aiuta lo studente o meglio il semplice studente a valutarsi e a farsi valutare ma soprattutto a scambiarsi ruoli ed opinioni tra tutti, concedendo allora alla vera funzione della scuola, la distribuzione di nozioni, che,  discusse e fagocitate dall'intero nucleo degli alunni/classe, diventino apprendimento,  di venir fuori.

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