L'italiano non è una lingua lessicalmente ricca. Ma compensa la sua relativa povertà di parole con una straordinaria ricchezza di costruzioni e movenze sintattiche, che possono rimpiazzare ottimamente sostantivi, verbi e aggettivi per garantire al discorso sfumature di significato e di espressione. Ha i suoi punti deboli, ma se usato bene, l'italiano può diventare espressivo, sensuale, limpido, semplice ed essenziale come nessun'altra lingua. Ed è usato bene quando è lineare, perché questo è il suo demone, il suo genio. Infatti è una lingua fredda, dura, lucida, consequenziale. Ma va ricordato che, per quanto vitale, nessuna lingua può resistere a lungo al disinteresse di chi la parla e la scrive. Molti scrittori hanno preferito cercare espressività nei dialetti. Nessuno, o quasi, ha difeso l'italiano, distinguendolo dai dialetti; anche se, in questi anni, un certo numero di autori ha usato una lingua bella e chiara, fornendo esempi diversissimi e magari opposti delle grandi possibilità e della straordinaria versatilità di quel demone che ci fa parlare e scrivere.